Lezione II :
- La Bussola -
La bussola è costituita da una
cassa di metallo o di altro materiale ed è di forma variabile da tipo a tipo.
Questa cassa racchiude una capsula cilindrica che contiene un ago calamitato
sospeso su di un perno e quindi libero di ruotare in qualsiasi direzione.
L'ago, per effetto del campo magnetico terrestre, si dispone nella direzione
del meridiano magnetico. |
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In alcune bussole la capsula è riempita con
olio, alcool o altri liquidi, in modo da frenare rapidamente il movimento
dell'ago e mantenerlo stabile durante le operazioni.
Dovendo misurare degli angoli, la bussola è munita di un cerchio graduato da 0°
a 360° (graduazione sessagesimale).
In alcune bussole la capsula cilindrica può ruotare e con essa ruota il cerchio
graduato, mentre in altre la capsula è saldata alla cassa e il cerchio graduato
ruota solidalmente (cioè insieme) con l'ago calamitato. La bussola deve inoltre
possedere uno specchio, che può essere applicato all'interno del coperchio
oppure (ed è meglio) nella parte inferiore della bussola, come nella figura.
Come abbiamo detto, la bussola indica il Nord magnetico, il quale non coincide
perfettamente col Nord geografico, ma forma con quest'ultimo un angolo di
declinazione magnetica, che può essere orientale od occidentale, a seconda se
il polo Nord magnetico è a oriente o a occidente rispetto al meridiano geografico.
Tale declinazione varia col tempo e da luogo a luogo: essa è determinata a
mezzo di apposite tabelle.
FUNZIONAMENTO DELLA BUSSOLA E |
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Il quadrante della bussola :
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Nozioni tecniche:
Il campo magnetico terrestre (c.m.t) è la forza
che agisce sull'ago di una bussola, ed è stato studiato per la prima volta, in
modo sistematico, dal fisico inglese William Gilbert (1544-1603).
Il campo magnetico terrestre può essere rappresentato come un dipolo
geocentrico inclinato di 11°30' rispetto all'asse di rotazione terrestre
(modello di Gauss, 1830). Di conseguenza i poli magnetici non corrispondono ai
poli geografici (definiti dall'asse di rotazione della Terra).
Si chiama "campo normale" o "di Gauss" il campo
corrispondente a quello teorico generato dal sopra accennato dipolo; il
"campo reale" effettivamente misurato, differisce a causa delle
variazioni nel tempo e delle anomalie magnetiche.
In realtà i poli magnetici reali, nord e sud, si trovano attualmente (1998) e
rispettivamente a nord-ovest dell'isola di Bathurst nelle Isole della Regina
Elisabetta (arcipelago artico canadese), a circa 76° N e 101° log.W, e nella
Commonwealth Bay in Antartide a circa 67° S e 143° log. E.
Questi poli magnetici variano col tempo e non corrispondono ai "poli di
Gauss" che sono quelli teorici corrispondenti al dipolo magnetico, situati
quello nord a 78°36' lat. N e 70°6' long. W, e l'altro esattamente agli
antipodi.
La direzione del c.m.t. è in generale quella delle linee di forza del dipolo,
ma in realtà per definire il c.m.t. sono indispensabili 7 elementi, che sono:
l'inclinazione I (angolo che il c.m.t. forma con il piano orizzontale); la
declinazione D (angolo che la direzione del Nord magnetico forma con quella del
Nord geografico); la componente H del c.m.t. secondo il piano orizzontale,
detta "componente orizzontale"; la componente Z del c.m.t. secondo la
verticale (componente verticale); la componente X secondo il meridiano
geografico (componente Nord); la componente Y del c.m.t. secondo il parallelo
geografico passante per O, detta componente Est).
In generale, semplificando, il c.m.t. si può rappresentare con un vettore che
viene individuato dalla misura di tre grandezze: declinazione, inclinazione e
intensità totale del campo, che può essere divisa nelle sue componenti
orizzontale e verticale (vedi descrizione sopra).
Per quel che riguarda il verso, il segno di I è positivo se il polo Nord
dell'ago della bussola sta sotto all'orizzonte (come capita generalmente
nell'emisfero boreale), e negativa nel caso opposto. La Z ha lo stesso segno
dell'inclinazione I, per cui sarà positiva se rivolta verso l'interno della
Terra, e negativa nel caso contrario. La D è positiva se l'estremità dell'ago
rivolta verso il Nord magnetico si trova ad Est del meridiano geografico
passante per il centro dell'ago (in tal caso si parla di "declinazione
orientale"), e negativa se l'estremità dell'ago diretto a Nord sta ad
ovest del meridiano geografico passante per il centro dell'ago (declinazione
occidentale).
Per quel che riguarda l'intensità del campo magnetico terrestre, esso varia dai
poli (dove è misurato in circa 0,75 gauss) all'equatore (magnetico) dove scende
a circa 0,35 gauss (valore medio). (Il Gauss [G] è l'unità di misura
dell'induzione magnetica nel sistema CGS elettromagnetico, e corrisponde a
0,0001 tesla). In ogni caso il c.m.t. è molto irregolare, esistendo zone
anomale in cui si superano i 3 gauss, e zone in cui si scende a 0,25 gauss.
L'origine del c.m.t. è dovuta per il 95% alla struttura dell'interno della
Terra, mentre il restante 5% è dovuto agli effetti di corpuscoli elettrizzati
provenienti dal Sole e subordinatamente ai fenomeni elettrici che si producono
nell'atmosfera). Per quel che riguarda l'origine del c.m.t. dovuta alla
struttura interna della Terra, una delle teorie più apprezzate è quella delle
"correnti termoelettriche". Esse sono originate per effetto
termoelettrico, a causa della disomogeneità termica delle diverse parti del
nucleo. L'ipotesi non è stata accettata per spiegare interamente l'intensità
del c.m.t. L'ipotesi più attuale ed accettabile è la così detta ipotesi della
"dinamo autoeccitata" (una dinamo cioè che utilizza la corrente da
essa stessa prodotta per eccitarsi). Traslando questo modello al caso della
Terra, a giocare un ruolo fondamentale sarebbe la presenza di moti convettivi
nella parte esterna e fluida del nucleo. La presenza di un nucleo metallico
interno e di moti convettivi nel suo involucro fluido più esterno sembra essere
una condizione indispensabile per la presenza di un campo magnetico, in un dato
pianeta. Nel nostro sistema solare, non tutti i pianeti presentano un campo
magnetico. Marte e Venere per esempio sembrano esserne privi oppure il campo
magnetico non è sufficientemente intenso da poter essere misurato dagli
strumenti. La Luna ha mostrato l'esistenza di un debolissimo campo magnetico,
probabilmente residuo di un campo magnetico più intenso durato sino a circa 3
miliardi di anni fa. Le misurazioni della sonda Mariner 10 hanno mostrato che
Mercurio possiede un campo magnetico la cui intensità è circa 1/100 di quello
terrestre.
Il campo magnetico terrestre non è costante, ma varia col tempo. Le principali
variazioni sono le seguenti: variazioni diurne: sono quelle che avvengono
nell'arco delle 24 ore. Esse dipendono dalla latitudine e dall'ora; esistono
poi variazioni mensili, annuali e secolari.
Sono state riconosciute variazioni cicliche sia di 27 giorni (probabilmente
dovute all'interazione ionosfera-Luna) sia di 11 anni, associate all'attività
ciclica solare.
Esistono inoltre delle variazioni irregolari. Queste sono frequenti e sono
dovute a disturbi magnetici. Se i disturbi sono molto intensi e distribuiti
nell'intero pianeta allora si parla di tempeste magnetiche, più frequenti ed
intense alle elevate latitudini. Esistono poi perturbazioni minori del campo
magnetico terrestre, per esempio le tempeste magnetiche polari, le
"baie" (così dette poichè nelle registrazioni presentano un andamento
a profonda insenatura) e le micropulsazioni.
Con il termine di "anomalie magnetiche" si intendono le differenze
fra il campo magnetico reale, quello che viene effettivamente misurato, ed il
"campo normale": in alcune zone della superficie terrestre queste
differenze sono notevoli, essendo dovute oltre alle variazioni dell'intensità
del campo nel tempo, anche e soprattutto al fatto che il nostro pianeta non è
uniformemente magnetizzato. Le anomalie magnetiche locali possono essere dovute
alla presenza nella superficie o nel sottosuolo di giacimenti di rocce
magnetiche, contenenti minerali di ferro.
Esercizio Pratico:
Durante un'escursione, causa le cattive
condizioni ambientali, ci rendiamo conto di aver perso l'orientamento. Dopo
aver Raggiunto la cima di un'altura, dalla quale tramite qualche squarcio
nelle nubi, riusciamo ad individuare tre punti a noi noti, prendiamo la
Bussola, la cartina e il goniometro e iniziamo a svolgere il metodo della
triangolazione:
- Dopo aver orientato la cartina, ( far
coincidere il nord della carta, per convenzione il margine superiore, con la
freccia del nord della bussola )
- puntiamo con il mirino della bussola i punti
noti ( uno alla volta ), + 180° per la sapere la loro posizione speculare
rispetto a noi.
- Mediante il goniometro tracciamo le linee
corrispondenti sulla cartina.
- Il triangolo formato dall'intersezione delle
linee, sarà la nostra posizione.
- Associando a questo metodo l'uso
dell'altimetro si possono avere misurazioni ancora più precise fornendo la
nostra quota individuabile grazie alle curve di livello.